“Non è tanto dell’aiuto degli amici che noi abbiamo bisogno, quanto della fiducia che essi ci aiuterebbero nel caso ne avessimo bisogno” – Epicuro -.

Quando con la mente ripercorro le centinaia di luoghi, strade e piazze, di locali, fiere ed alberghi vissuti negli ultimi dieci anni di viaggi, prima di ogni altra immagine rivedo il volto sorridente e sereno di una cara persona che sempre mi ha accompagnato in giro per l’Europa.

Perché il racconto di un viaggio non è solo il racconto di chi lo fa, ma anche di chi ti segue, condividendo così esperienze ed emozioni.

Da Berlino a Bruges, da Kiel a Strasburgo, da Verona per il Vinitaly a Dusseldorf per il Prowine, in questi lunghi, ma velocissimi anni ho sempre avuto al mio fianco una figura serena, poliedrica ed insostituibile: cantiniere tutto l’anno, ma anche giardiniere nei ritagli di tempo, addetto alla mescita durante le degustazioni ed interprete di tedesco nelle fiere; affidabile autista durante gli spostamenti da una città all’altra e piacevole commensale nelle meritate cene di fine lavoro. E soprattutto una compagnia capace di trasmettere costantemente un profondo senso di tranquilla sicurezza.

Immaginate allora due Italiani in giro per la Germania: uno più rigido nei suoi pullover rigorosamente grigi o blu, un tre quarti scuro sopra e l’immancabile coppola in testa; l’altro più estroverso nei suoi improbabili accostamenti di colore, la capa rasata e un cappuccio di lana calatovi sopra nelle rigide mattinate del Nordreno-Vestfalia: eravamo noi! E uno solo di questi – il più sportivo – capace di parlare tedesco, peraltro da madrelingua essendo nato a Colonia ed avendo frequentato in Germania tutte le scuole dell’obbligo, prima che la famiglia decidesse di tornare nella natia Licata dopo tanti anni di lavoro all’estero.

Non v’è luogo cercato, trovato, visitato che non ricordi con lui accanto. Così come la routine serale, con me sempre primo a salire in stanza e lui a restare nella hall per chiamare casa a Licata. E poi la sua bonaria pazienza nel sottostare alla mia conclamata indecisione nello scegliere il luogo dove mangiare. Perché se uno è lontano duemila chilometri dalla Sicilia, non può accontentarsi del primo ristorante turco incontrato lungo la strada! (ma quante volte invece è finita così).

Per questo nel descrivere i tanti luoghi visitati e le persone incontrate, nel dipingere quadri con i colori dei miei ricordi, vorrei che dentro non vi vedeste mai una sola persona, bensì due: due Licatesi in giro per l’Europa a raccontare orgogliosamente della Sicilia, dei suoi sapori e dei suoi saperi. Uno ero io, l’altro non era solo il mio dipendente, ma il mio amico Angelo!
P.S.: poco prima del lockdown Angelo ha deciso di tornare a vivere a Colonia: scelta sofferta, intrapresa non per sé, ma per i suoi figli. Per quanto la sua assenza possa farsi sentire, l’azienda continua il suo lavoro che certo non si è mai fermato, neanche nel periodo più difficile delle chiusure indiscriminate.

Ad Angelo va però il mio affettuoso ringraziamento per non essersi mai tirato indietro ed avere dimostrato sempre, in ogni occasione, la massima disponibilità.
La mia fiducia è sempre stata ben riposta.